lunedì 25 maggio 2009

Finalmente recensisco il mio gruppo preferito! Seconda recensione dedicata al passato e seconda recensione dedicata al thrash metal che ha fatto la storia.
Perchè i Megadeth? Semplicemente perchè il 20/05/2009 è apparso sul sito ufficiale dei Megadeth il seguente post:"Abbiamo finito!". Il prossimo album dovrebbe uscire entro settembre 2009, ma il titolo è ancora sconosciuto. Dave Mustaine, leader e deus ex machina della band, ha dichiarato che ci saranno forti reminiscenze del periodo "Rust In Peace", anche se non ci crede nessuno.
Ma andiamo con ordine e facciamo un po' di storia della band.
Dave Mustaine nel 1982-83 fa parte dei Metallica. Sì, avete letto bene, dei Metallica. Tuttavia per problemi di alcool viene cacciato dalla band proprio un momento prima dell'uscita del loro primo, rivoluzionario disco "Kill 'em All" (1983), che ha fondato il genere thrash metal. Dave suonava la chitarra e venne rimpiazzato dal ben più scarso (sotto tutti i punti di vista) Kirk Hammett. "The Four Horsemen", "Jump In The Fire" e "Phantom Lord" furono composte anche da Mustaine.
Tornato a Los Angeles incazzato come una iena, Dave fonda i Megadeth assieme al bassista David Ellefson (che lo accompagnerà fino al 2003), al chitarrista Chris Poland e al batterista Gar Samuelson.
Nel 1985 vede la luce "Killing is my business...and business is good!" album fantastico minato da una produzione a dir poco scandalosa: sembra che usino amplificatori giocattolo. Tuttavia potete godervi la versione rimasterizzata pubblicata nel 2002 dalla Combat Records, che vanta una produzione scintillante.
Nel frattempo i Metallica hanno pubblicato "Ride The Lightning" nel 1984 e Dave è costretto a rincorrere.
1986: I Megadeth pubblicano il loro primo capolavoro, "Peace sells...but who's buying?", vera pietra miliare del thrash (ascoltatevi "Peace Sells" e "Wake Up Dead"!). Scott Ian degli Anthrax ha dichiarato per il documentario "Get Thrashed": "Erano come una band jazz che suonava metal".
Metallica battuti? Manco per niente: nel 1986 esce anche "Master Of Puppets". E Dave insegue.
Nel 1988, dopo aver cambiato chitarrista e batterista, è la volta di "So far, so good...so what!", ottimo disco, ma decisamente non all'altezza del precedente. Di sicuro è meglio di "...and justice for all" dei Metallica (1988), ma ormai questi ultimi sono inarrestabili, nonostante la tragica morte in un incidente stradale del bassista Cliff Burton (RIP). E Dave continua a correre.
Nell 1990 e dopo aver reclutato Marty Friedman (!!!) alla chitarra e l'allucinante Nick Menza alla batteria, Mustaine se ne esce con l'album definitivo: "Rust In Peace".
Copertina molto "Iron Maiden" con Vic (lo scheletro mascotte della band) nell'hangar 18 dell'area 51 che stringe un cristallo in mano e mostra un alieno ai leader mondiali di allora. Analizziamo il disco.
1)"Holy wars...the punishment due" ormai è un classico. Velocissima, allucinante e allucinata, affronta il problema delle guerre "di religione". Friedman mostra tutta la sua classe con assoli originali e break orientaleggianti. Mustaine, come al solito, tira fuori un riff semplicemente geniale.
2)"Hangar 18" è un altro classico. Più che una canzone, è un assolo allucinante condito con dei riff semplicemente spaccacervello. Parla dell'hangar 18, appunto, in cui sarebbero custoditi i segreti dell'esercito americano. Nel 2001 sull'album "The world needs a hero" appare il seguito: "Return to hangar".
3)"Take no prisoners" con i primi due minuti può convincere un musicista mediocre a cercarsi un lavoro d'ufficio. Violenza sonora allo stato puro, ma mai fine a sè stessa. Per gli sfigati che compreranno l'album rimasterizzato: sappiate che la Capitol ha perso la registrazione originale del cantato, quindi ne troverete un'altra decisamente orrenda. Ma la musica almeno è la stessa!
4)"Five Magics" parte lenta solo per stendervi a metà canzone. E' l'ennesimo capolavoro, ma il pezzo a mio parere meno riuscito dell'album. Il che è tutto dire.
5)"Poison was the cure" parla (molto) ironicamente di una qualche donna, non ci è dato sapere se di fantasia o meno, e lo fa con il marchio Megadeth. Allucinante.
6)"Lucretia" è il seguito di "Mary Jane" (dal loro terzo album) e parla anch'essa di una strega. Com'è? E che ve lo dico a fare: un pezzo malefico!
7)"Tornado of souls" è un orgasmo dall'inizio alla fine. Riff pazzesco, carica micidiale e Friedman in stato di grazia che ci delizia con un assolo fuori di testa.
8)"Dawn patrol" è un break gustosissimo composto solo da voce, basso e batteria che introduce all'ultima canzone. Riprendete fiato per il gran finale.
9)"Rust in peace...Polaris" venne composta da Dave addirittura prima di formare i Megadeth e, beh, eccola qua. Intro di batteria (grandissimo Nick Menza) e un groove pazzesco prima di un breve break e un finale da anfetamine (in questo periodo Dave si drogava pesantemente).
Stavolta i Megadeth ce l'hanno fatta a fare il mazzo ai 'tallica.
E invece no.
Nel 1991, mentre Megadave e co. registravano "Countdown to extinction"(1992, successo commerciale della band), esce il famigerato "Black Album", che distrugge definitivamente le distanze fra i Metallica e i Megadeth. Non che fosse migliore qualitativamente, anzi. Ma ha venduto un botto di più, e alla fine per il music business è quello che conta.
Dave continua a inseguire col mediocre "Youthanasia" (1994), con il disco di cover più inediti "Hidden Treasures" (1995), col sempre più hard rock-oriented "Cryptic Writings" (1997) e con contaminazioni radiofoniche ed elettroniche col pessimo "Risk" (1999; Nick Menza non c'è più, sostituito da Jimmy Degrasso). Dopodiché è lo sfascio: licenziamento in tronco anche di Friedman (sostituito da Al Pitrelli, ex Alice Cooper) e il tiepido "The world needs a hero" (2001).
Non che nel frattempo i Metallica abbiano sfornato grandi dischi, anzi... prima il pessimo "Load" (1996) e poi l'ancor più pessimo "ReLoad" (1998).
Periodo nero per i Megadeth il 2003: Dave si fa male ai tendini di una mano (le malelingue lo danno per l'ennesima volta in disintossicazione) e scioglie la band, licenziando tutti, persino il vecchio compagno David Ellefson, per problemi finanziari. Dave insegue.
2003: i Metallica se ne escono con "St. Anger", disco rivoltante e inutile.
2005: Dave raggiunge. Messa da parte la rivalità coi Metallica, Dave pubblica sotto il monicker di "Megadeth" il suo primo disco solista, assieme a diversi turnisti, fra cui anche Chris Poland (per esigenze di contratto i Megadeth dovevano pubblicare un altro album).
"The System Has Failed" va talmente bene che i Megadeth risorgono e dopo un tour mastodontico nel 2007 danno alle stampe il valido "United Abominations" (con Glen Drover alla chitarra, James Lomenzo al basso e Shawn Drover alla batteria).
Recentemente la lineup è cambiata di nuovo e vede alla chitarra l'incredibile Chris Broderick.
Nel 2008 i 'tallica pubblicano "Death Magnetic" (recensito qualche giorno fa su questo blog): i Metallica inseguono.
Ora attendiamo a braccia aperte la prossima opera di un Dave Mustaine ripulito e pronto a scalare di nuovo le vette del metal, stavolta con le teste dei Metallica nello zaino.

Nota: propongo la versione live di "Tornado Of Souls", dall'ultimo live "Blood in the waters: live in San Diego". La formazione è Mustaine, Lomenzo, Broderick, Drover.

Chiariamo subito una cosa: questi "sconosciuti" Heaven & Hell in realtà sono i Black Sabbath. Per la precisione: Tony Iommy (chitarrista storico), Ronnie James Dio (già sentito alla voce in "Heaven and hell" nel 1980, "Mob Rules" nel 1981 e "Dehumanizer" nel 1992), Geezer Butler e Vinny Appice (bassista e batterista storici).
Perchè "Heaven & Hell" e non "Black Sabbath"? Semplicemente perchè si è messa in mezzo la dolcissima (?) Sharon Osbourne (alla quale Tony Iommy ha dedicato velenosissime canzoni in passato, come "Devil And Daughter", dedicata anche al padre di Sharon, ex manager dei Sabbath), moglie e manager del fusissimo Ozzy Osbourne, cantante della formazione originale dei Black Sabbath nonchè detentore dei diritti sul monicker "Black Sabbath". Beghe burocratiche, insomma. Purtroppo neanche la musica ne è esente.
Già nel 2007 questa formazione pubblicò (stavolta sotto il nome "Black Sabbath") la raccolta "The Dio Years", che conteneva i brani principali dei Sabbath con Dio alla voce, più tre esplosivi inediti. Dopo il successo dell'album, la reunion diventa ufficiale e i nostri, sempre chiamandosi Black Sabbath, pubblicano lo stratosferico live "Live At Radio City Music Hall" (2007), per poi tuffarsi a capofitto in un anno e mezzo di lavoro in studio, uscendone oggi con un nuovo monicker e un nuovo, incredibile album. La copertina è decisamente cupa e in controtendenza con le ultime dei Sabbath, molto simboliche o caricaturizzate: un dioavolo stringe in mano un crocifisso avvolto da un serpente e ricoperto di chiodi, sullo sfondo di un altro crocifisso appannato dalle fuligini scarlatte dell'inferno. Minchia.
Iommy abbandona finalmente le divagazioni hard rock e torna a proporci riff Black Sabbath 100% come non ne sentivamo dagli anni d'oro della band (dal 1970 al 1973, più i primi due album con Dio).
Butler e Appice fanno il loro egregio lavoro, come sempre. Dio è tirato a lucido e ci delizia col suo mitico timbro, inconfondibile per originalità e potenza (gli anni si fanno sentire, ma molto timidamente rispetto all'età del piccolo Ronnie...ben 67 anni!).
Si parte alla grande con "Atom & Evil", funereo pezzo per gridare al mondo "siamo tornati!". Riff rallentato al massimo, epica interpretazione vocale e sezione ritmica infernale. Evocativo.
"Fear" alza un pochino il ritmo dell'azione con una batteria che sembra uscita dagli anni '70 e un riff cattivissimo.
La chitarra elettrica irrompe in un arpeggio acustico carezzato dalla voce di Ronnie. L'atmosfera sale a mille quando ad un tratto irrompe un riff di quelli che non si dimenticano per tutta la vita. "Bible Black", fissatevi in mente questo titolo, perchè passerà alla soria del metal. E' anche il primo singolo estratto.
"Double The Pain" fa esattamente quello che dice. Ma oltre al dolore raddoppia anche il piacere dell'ascoltatore, che dopo i primi quindici secondi starà scuotendo il capoccione come un forsennato.
Con "Rock & Roll Angel" si alleggeriscono decisamente i toni. Atmosfere (leggermente) più positive e ritmica più hard rock, per un pezzo che sarebbe potutto tranquillamente stare su "Dehumanizer". Accattivante.
"Turn Of The Screw" sembra una canzone del repertorio solista di Dio, ma con un ritornello di chiara matrice Sabbath. Decisamente più hard rock che metal, un pezzo "misto" che delizierà la fantasia dell'ascoltatore. Sezione ritmica veramente massiccia.
E qui arriviamo alla piccola critica: perchè diavolo avete messo "Eating The Cannibals" al settimo posto?! Un pezzo del genere va in apertura! Probabilmente il pezzo più "commerciale" (che brutto termine!) dell'album. Ottimo potenziale singolo! Headbanging a manetta per un gioco di chiarre -quasi- Iron Maiden. Assolone pazzesco oltretutto! Se ne consiglia l'ascolto a tutto volume in presenza di vecchi o autorità.
Con "Follow The Tears" si ripiomba nelle tenebre più oscure. Ritmiche marziali e chitarre di granito vi introdurranno al pezzo ideale da mettere su se avete un esercito da far marciare.
Torna il rock con "Neverwhere", forse la canzone meno originale dell'album, ma comunque ottima.
"Breaking Into Heaven" chiude il disco in modo epico, maestoso, funereo e indimenticabile. Una formazione all'apice della forma nonostante gli anni ci regala un "arrivederci" mitico.
I Sabbath sono tornati, alla faccia dei nomi, della burocrazia, delle mogli-manager stronze (perchè diciamocelo: secondo voi Ozzy è in grado anche solo di pensare a una cosa del genere, col cervello bruciato che ha?), del tempo e della musica di merda che gira oggi.
Siete di fronte al passato e al futuro della storia del metal (credo che Vico avesse proprio ragione, con la sua teoria dei 'corsi e ricorsi storici'): giubbotto di pelle, stereo a palla, corna bene in vista e spaccate tutto.
sabato 23 maggio 2009

"Noize Pollution" è un fumetto da me ideato che ha per protagonisti due rockettari incalliti e parecchio idioti. E' strutturato a strisce, ma seguirà una storia, o meglio tante storie autoconclusive. Spero vi piaccia. Buona lettura!












Prossima striscia: #05 - Girls, girls, girls

Prima o poi dovevo scriverla questa recensione, non sapete quanto mi pesava.
Ricordo ancora il giorno in cui scoprii i Guns N' Roses: era l'estate del 2004. Conoscevo già da anni i loro pezzi più famosi ("Welcome to the jungle", "Don't Cry", ecc.), ma trovandomi in un negozio di dischi mi venne lo schizzo di acquistare uno dei loro CD. Non sapendo che pesci pigliare, mi affidai al classico metodo: prendo il CD con la copertina più bella. Scelsi "Appetite for destruction" (1987). Vi dico solo che oggi per indicare un CD bello e perfetto dall'inizio alla fine, dalla prima all'ultima nota, io e i miei amici diciamo "questo è un appetite". Disco fantastico, originale e a suo modo rivoluzionario, ha venduto uno scatafascio di copie e ancora oggi occupa per giorni e giorni il mio lettore.
In seguito presi anche "Use your illusion I" e "Use your illusion II" (entrambe 1991), dai quali rimasi parzialmente deluso: bei dischi, ma decisamente non erano degli "appetite".
Carino invece "Lies" (1988), contenente l'EP di esordio "Live ?!@ like a suicide" (1986) più quattro pezzi acustici: tre inediti passati alla storia più la nuova versione di "you're crazy".
Tralasciando il disco di cover "The spaghetti incident" (1993) e i vari live e best of, era dal 1991 che i fans aspettavano un nuovo disco dei GNR.
E lo stanno ancora aspettando, perchè questi non sono i GNR: della formazione originale c'è solo Axl Rose (per gli ignoranti, è il cantante). Niente Slash, niente Duff, niente Matt. Niente. E' rimasto solo Dizzy Reed (tastiere), il membro "meno membro" della vecchia formazione.
Risultato: un disco di merda, anche se in rete ci sono frotte di persone che lo adorano. Per quanto mi riguarda un fan dei GNR che adora questo disco è come un fan dei Metallica che adora "St. Anger".
La copertina ricalca la struttura dei due "use your illusion": abile mossa commerciale?
Passiamo alla triste analisi del disco.
"Chinese democracy" apre il lotto di quattordici canzoni che compongono l'album. Vociare in cinese in sottofondo e poi irrompe un Axl che sembra quasi finto per quanto non sbava mai. Non si sente più la carica quasi sessuale che c'era nei vecchi lavori. E la traccia numero uno scorre indifferente in un mare di banalità.
"Shackler's revenge" era stato annunciato come un pezzo incredibile, quando è solo una canzone qualunque, orecchiabile, scritta apposta per MTV. Distorsione delle chitarre orrenda. E andiamo avanti un po' più depressi.
"Better" è strana, alcuni la adorano, altri la detestano. Indovinate a quale categoria appartengo io? Bravi.
"Street of dreams" è la classica ballatona marchio GNR, che sarebbe potuta stare tranquillamente su "Use your illusion II". Carina.
"If the world". Che dire? Quando è partita la prima volta nel mio stereo stavo per gridare allo scandalo. Una pila di merda direttamente dal culo di Axl alla vostra faccia. Batteria elettrica, beat da hip hop e pezzo comunque oggettivamente brutto.
"There was a time" è il secondo pezzo che si salva. Sorpassato l'impatto iniziale (anche qui beat) potrete godervi un pezzo originale e tutto sommato gradevole.
"Catcher in the rye" è l'ennesimo pezzo spento, inutile e superfluo, di quelli che piacciono tanto ad MTV. Skip.
"Scraped" inizia con un coretto e sfocia in un riff cattivo e saturo che caratterizza il terzo pezzo semi-decente del disco.
"Riad N' the bedouins" farà incazzare pure i beduini per quanto fa schifo. Riff banalissimo e globalmente canzone da dimenticare. Ritornello da vomito.
"Sorry": finalmente un titolo che c'azzecca con la canzone. Perchè qui c'è solo da chiedere scusa al fan che ha atteso quasi vent'anni per comprarsi questa bufala. Dovrebbe essere una ballad, dico dovrebbe perchè ogni volta non ce la faccio e la salto. Obrobrio.
"I.R.S." è l'ennesimo pezzo inutile che cerca di ricreare un'atmosfera da vecchi tempi, riuscendo solo a far incazzare ancora di più.
"Madagascar" inizia con dei fiati epici che introducono alla nuova canzone di Zucchero. Come? Sono sempre i GNR? Ah, scusate, non me ne ero accorto. Senza offesa, per Zucchero, eh!
"This I love" è la millerrima ballad da dimenticare.
"Prostitute", l'avranno messa in coda per indicare che il disco è andato a puttane? Probabilmente sì.
Grazie a dio è finito il CD.
Ora voglio chiarire una cosa: il disco non è così brutto come l'ho descritto perchè faccia effettivamente cagare a spruzzo. E' brutto perchè sula copertina c'è scritto "Guns N' Roses", quando:
1)Praticamente dei GNR non c'è più nessuno.
2)Non suona assolutamente come un disco dei GNR, perchè a conti fatti è un disco SOLISTA di Axl Rose, neanche vedendolo sotto l'ottica di un "ammodernamento stilistico".
Mi spiego meglio: se al posto di "GNR" ci fosse stato scritto "Axl Rose", probabilmente adesso mi troverei a scrivere una recensione tutto sommato positiva, visto che parleremmo del come back di un artista storico che ha saputo confrontarsi con i tempi che corrono per rilanciare la sua immagine.
Ma qui parliamo di GNR, parliamo di Rock 'n' Roll, parliamo di adrenalina: tutte cose che in questo disco non troverete.
Bocciato.

E ora un po' di curiosità:
-Sebastian Bach (Skid Row, Sebastian Bach), grande amico di Axl, ha dichiarato che il progetto "Chinese Democracy" prevede quattro album che usciranno nei prossimi anni. Se sono tutti così, io passo!
-In Cina l'album è stato bandito.
-Il vecchio chitarrista, Slash, ha dichiarato che sarebbe disposto ad una reunion (visti anche gli scarsi risultati che sta ottenendo con la sua ultima band, i Velvet Revolver, veramente mediocri). Ovviamente Axl gli ha risposto che non se ne parla. E addio voci sulla reunion.
-Il disco in America ha venduto oltre 500.000 copie, aggiudicandosi il disco di platino, mentre nel resto del mondo ha superato di poco i due milioni: risultati veramente scarsi che dovrebbero far riflettere sulla strada intrapresa. Hai voglia a dire che è un bell'album, le vendite parlano chiaro.


Una sorta di "Chinese Democracy": ecco come attendevano i fans questo "Death Magnetic".
Dopo il botto di "Metallica" (meglio conosciuto col soprannome di "Black Album"), nel 1991, i Metallica iniziarono una vertiginosa discesa a capofitto verso il titolo di "band morta". Perchè diciamocelo, "Load", "ReLoad" e "St. Anger" sono album ORRENDI. Viene quasi da chiedersi se sono stati composti dagli stessi musicisti di "Master Of Puppets". Insomma, erano diciassette anni che i fans aspettavano un disco dei Metallica degno di questo nome.
Prima della (travagliata) pubblicazione di "Death Magnetic" le voci erano incontrollabili: si vociferava di arrangiamenti orientaleggianti e altre amenità.
Per fortuna si è messo in mezzo il produttore Rick Rubin (storico producer degli Slayer) che, a quanto si è letto, ha cestinato la prima stesura dell'album, spronando (e meno male) i four horsemen a fare di meglio.
Risultato: il miglior disco dei Metallica dal '91. Attenzione, però: siamo appena sopra i livelli di sufficienza, per quanto mi riguarda. Non basta avere un sound cazzuto per fare un grande album. E soprattutto qualcuno spieghi ai Metallica che anche se in un CD entrano 80 minuti di musica, non è che li si deve riempire per forza. Diverse canzoni sono infatti inutilmente prolisse, sfociando in inutili passaggi (per altro strasentiti). Questo è anche il primo album in cui Robert Trujillo partecipa attivamente come bassista. Piccolo problema: ritorno al sound di una volta...e il basso non si sente più, proprio come una volta. Sigh.
Ma passiamo all'analisi pezzo per pezzo.
1)"That was just your life" (7:08), inizia sottovoce con una battito cardiaco (scelta azzeccatissima, visto il valore simbolico, di come-back, dell'album) per sfociare in un riff che dai Metallica di oggi nessuno si sarebbe aspettato. Poi attacca James Hetfield, e cadi dalle nuvole. Sarà anche migliorato come cantante, ma si è troppo "Greendayzzato", come stile vocale. Bello il break a metà canzone che precede l'assolo di Kirk Hammett, che non sarà uno spettacolo, ma almeno è un assolo (vi ricordo che nell'album precedente non ne era presente nemmeno uno). Lars Ulrich, che non è mai stato il grande batterista che molti osannano, fa il suo dovere dietro le pelli (e stavolta si è ricordato di accordare il rullante).
2)"The end of the line" (7:52): riff da subito molto più heavy e carico di groove. Ritornello un po' scarico: state sicuri che non vi capiterà di canticchiarlo come avete fatto fino ad oggi con "Master of puppets". Anche qui bel break prima dell'assolo, stavolta più succoso, anche se più confusionario. Finale adrenalinico come non mai, veramente azzeccato!
3)"Broken, beat & scarred" (6:25) è a mio parere il miglior pezzo del lotto. Deciso, diretto e decentemente lungo. Riff veramente accattivante che vi rimarrà in testa per un po', Lars rispolvera un po' di doppia cassa (nei suoi limiti, ovviamente) e finalmente James è incazzato e canta come si deve! Primo assolo memorabile del disco, chiusura e fine del vero highlight di questo disco.
4)"The day that never comes" (7:56): e te pareva. Sin dal loro secondo disco, i Metallica hanno piazzato la ballatona di turno alla 4° posizione in scaletta ("Fade to black", "Welcome home (sanitarium)", "One", "The unforgiven", "Until it sleeps", "The unforgiven II" e "Dirty Window"). Questa, non riuscitissima, rievoca abbestia "One" (dall'album "...and justice for all" del 1988). Stessa struttura, ma decisamente non all'altezza: tema della guerra, quattro minuti di tranquillità, accelerazione e doppia cassa verso la fine (decisamente meglio dell'intro). Assoluccio senza infamia e senza lode e fine. Pezzo gradevole.
5)"All nightmare long" (7:57) inizia coi migliori propositi, prosegue coi migliori propositi, ma già quando James comincia a cantare si capisce che qualcosa non va: e vaffanculo ai buoni propositi quando parte il ritornello. Eppure il titolo era così cattivo... Assolo stupido e SKIP, passiamo alla prossima traccia.
6)"Cyanide" (6:39) comincia abbastanza bene e migliora col passare dei secondi. Bel riff, linee vocali decenti (ma a tratti pessimame) e solo spot accattivante. Come a scuola: "si applica, ma potrebbe fare di più".
7)E qui volevo scagliare il CD dalla finestra. "The Unforgiven" ("Metallica", 1991) era spettacolare, "The Unforgiven II" ("ReLoad", 1997) faceva abbastanza cagare: C'ERA BISOGNO DI "THE UNFORGIVEN III" (7:46)??? Risposta: no. Pessimo. Merda allo stato puro. Andiamo avanti.
8)"The Judas kiss" (8:00) inizia in un modo che vorrebbe sembrare originale, ma risulta confuso e basta, per poi assestarsi su riff decisamente non memorabili per un pezzo che già dal secondo ascolto sarete tentati di saltare. Brutto.
9)"Suicide & redemption" (9:57) è un lunghissimo pezzo strumentale che cerca di riprendere (invano) la tradizione di capolavori del passato quali "The call of Ktulu" ("Ride the lightning", 1984) o "Orion" ("Master of puppets", 1986). Oddio, le idee non mancano, ma il pezzo dà l'impressione di essere un'accozzaglia di riff presi a caso. Break semiacustici decisamente brutti e assoli scialbi finiscono di affossare l'opera. Poco lineare, poco accattivante, poco originale e troppo lunga.
10)"My apocalypse" (5:01): finalmente si torna su buoni livelli! Riff cazzutissimo e James che ti urla in faccia tutta la sua rabbia nell'unico pezzo che si avvicina di più alla definizione di "thrash metal". E l'assolo è anche memorabile! Veramente un bel pezzo!

Ed eccoci all'arduo giudizio finale: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? A me piace vederlo mezzo pieno, perchè finalmente i Metallica hanno capito (o gli hanno fatto capire) qual'è la loro strada. Basta cazzate nu metal o divagazioni radiofoniche decennali. I Metallica fanno metal. Se poi in futuro si ritornerà al thrash metal, ancora meglio, ma la direzione è quella giusta. Si spera solo di non dover aspettare altri cinque anni per il prossimo disco.

Ah, dimenticavo: bella copertina!