sabato 23 maggio 2009

Una sorta di "Chinese Democracy": ecco come attendevano i fans questo "Death Magnetic".
Dopo il botto di "Metallica" (meglio conosciuto col soprannome di "Black Album"), nel 1991, i Metallica iniziarono una vertiginosa discesa a capofitto verso il titolo di "band morta". Perchè diciamocelo, "Load", "ReLoad" e "St. Anger" sono album ORRENDI. Viene quasi da chiedersi se sono stati composti dagli stessi musicisti di "Master Of Puppets". Insomma, erano diciassette anni che i fans aspettavano un disco dei Metallica degno di questo nome.
Prima della (travagliata) pubblicazione di "Death Magnetic" le voci erano incontrollabili: si vociferava di arrangiamenti orientaleggianti e altre amenità.
Per fortuna si è messo in mezzo il produttore Rick Rubin (storico producer degli Slayer) che, a quanto si è letto, ha cestinato la prima stesura dell'album, spronando (e meno male) i four horsemen a fare di meglio.
Risultato: il miglior disco dei Metallica dal '91. Attenzione, però: siamo appena sopra i livelli di sufficienza, per quanto mi riguarda. Non basta avere un sound cazzuto per fare un grande album. E soprattutto qualcuno spieghi ai Metallica che anche se in un CD entrano 80 minuti di musica, non è che li si deve riempire per forza. Diverse canzoni sono infatti inutilmente prolisse, sfociando in inutili passaggi (per altro strasentiti). Questo è anche il primo album in cui Robert Trujillo partecipa attivamente come bassista. Piccolo problema: ritorno al sound di una volta...e il basso non si sente più, proprio come una volta. Sigh.
Ma passiamo all'analisi pezzo per pezzo.
1)"That was just your life" (7:08), inizia sottovoce con una battito cardiaco (scelta azzeccatissima, visto il valore simbolico, di come-back, dell'album) per sfociare in un riff che dai Metallica di oggi nessuno si sarebbe aspettato. Poi attacca James Hetfield, e cadi dalle nuvole. Sarà anche migliorato come cantante, ma si è troppo "Greendayzzato", come stile vocale. Bello il break a metà canzone che precede l'assolo di Kirk Hammett, che non sarà uno spettacolo, ma almeno è un assolo (vi ricordo che nell'album precedente non ne era presente nemmeno uno). Lars Ulrich, che non è mai stato il grande batterista che molti osannano, fa il suo dovere dietro le pelli (e stavolta si è ricordato di accordare il rullante).
2)"The end of the line" (7:52): riff da subito molto più heavy e carico di groove. Ritornello un po' scarico: state sicuri che non vi capiterà di canticchiarlo come avete fatto fino ad oggi con "Master of puppets". Anche qui bel break prima dell'assolo, stavolta più succoso, anche se più confusionario. Finale adrenalinico come non mai, veramente azzeccato!
3)"Broken, beat & scarred" (6:25) è a mio parere il miglior pezzo del lotto. Deciso, diretto e decentemente lungo. Riff veramente accattivante che vi rimarrà in testa per un po', Lars rispolvera un po' di doppia cassa (nei suoi limiti, ovviamente) e finalmente James è incazzato e canta come si deve! Primo assolo memorabile del disco, chiusura e fine del vero highlight di questo disco.
4)"The day that never comes" (7:56): e te pareva. Sin dal loro secondo disco, i Metallica hanno piazzato la ballatona di turno alla 4° posizione in scaletta ("Fade to black", "Welcome home (sanitarium)", "One", "The unforgiven", "Until it sleeps", "The unforgiven II" e "Dirty Window"). Questa, non riuscitissima, rievoca abbestia "One" (dall'album "...and justice for all" del 1988). Stessa struttura, ma decisamente non all'altezza: tema della guerra, quattro minuti di tranquillità, accelerazione e doppia cassa verso la fine (decisamente meglio dell'intro). Assoluccio senza infamia e senza lode e fine. Pezzo gradevole.
5)"All nightmare long" (7:57) inizia coi migliori propositi, prosegue coi migliori propositi, ma già quando James comincia a cantare si capisce che qualcosa non va: e vaffanculo ai buoni propositi quando parte il ritornello. Eppure il titolo era così cattivo... Assolo stupido e SKIP, passiamo alla prossima traccia.
6)"Cyanide" (6:39) comincia abbastanza bene e migliora col passare dei secondi. Bel riff, linee vocali decenti (ma a tratti pessimame) e solo spot accattivante. Come a scuola: "si applica, ma potrebbe fare di più".
7)E qui volevo scagliare il CD dalla finestra. "The Unforgiven" ("Metallica", 1991) era spettacolare, "The Unforgiven II" ("ReLoad", 1997) faceva abbastanza cagare: C'ERA BISOGNO DI "THE UNFORGIVEN III" (7:46)??? Risposta: no. Pessimo. Merda allo stato puro. Andiamo avanti.
8)"The Judas kiss" (8:00) inizia in un modo che vorrebbe sembrare originale, ma risulta confuso e basta, per poi assestarsi su riff decisamente non memorabili per un pezzo che già dal secondo ascolto sarete tentati di saltare. Brutto.
9)"Suicide & redemption" (9:57) è un lunghissimo pezzo strumentale che cerca di riprendere (invano) la tradizione di capolavori del passato quali "The call of Ktulu" ("Ride the lightning", 1984) o "Orion" ("Master of puppets", 1986). Oddio, le idee non mancano, ma il pezzo dà l'impressione di essere un'accozzaglia di riff presi a caso. Break semiacustici decisamente brutti e assoli scialbi finiscono di affossare l'opera. Poco lineare, poco accattivante, poco originale e troppo lunga.
10)"My apocalypse" (5:01): finalmente si torna su buoni livelli! Riff cazzutissimo e James che ti urla in faccia tutta la sua rabbia nell'unico pezzo che si avvicina di più alla definizione di "thrash metal". E l'assolo è anche memorabile! Veramente un bel pezzo!

Ed eccoci all'arduo giudizio finale: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? A me piace vederlo mezzo pieno, perchè finalmente i Metallica hanno capito (o gli hanno fatto capire) qual'è la loro strada. Basta cazzate nu metal o divagazioni radiofoniche decennali. I Metallica fanno metal. Se poi in futuro si ritornerà al thrash metal, ancora meglio, ma la direzione è quella giusta. Si spera solo di non dover aspettare altri cinque anni per il prossimo disco.

Ah, dimenticavo: bella copertina!

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