sabato 14 marzo 2009

E' un bel periodo per quel rock sanguigno che ormai sembrava confinato agli anni '70-'80. Negli ultimi anni si è vista una ripresa del rock duro e puro, del rock vero. A testimonianza di queste belle parole, recensiamo uno degli album che mi ha colpito di più degli ultimi anni: “Runnin' Wild” degli australiani Airbourne. Ormai universalmente riconosciuti come gli eredi degli AC/DC, questi quattro ragazzacci ci deliziano con dodici pezzi impareggiabili, contraddistinti da una carica pazzesca e da una freschezza compositiva non indifferente: dopo aver premuto il tasto “play”, difficilmente riuscirete a spezzare l'ascolto. Quest album (targato 2007, anche se in Australia è uscito nel 2006) è come una bottiglia di whiskey: non si sorseggia, si butta giù tutta d'un fiato!

Partiamo con “Stand up for rock 'n' roll”. Già dall'intro vi troverete rapiti dalle grinfie metalliche dell'album. Un riff memorabile basato sulla semplice ma sempre accattivante ritmica grancassa-rullante e poi si parte. “Forget about the neighbours, let 'em cry all night”. Devo aggiungere altro?

Segue la title track, a mio parere il pezzo più riuscito dell'intero LP. Ne è stato fatto anche un video in cui compare anche il mitico Lemmy dei Motorhead. Ancora capolavoro.

E' la volta di “Too much, too young, too fast”, blasonata (a ragione) traccia che appare anche in diversi videogiochi, fra cui “Guitar Hero: World Tour”.

“Diamond in the rough” è il secondo singolo estratto dall'album, ma ormai mi sembra di avervi fatto capire che ogni canzone qui dentro potrebbe esserlo.

E poi giù in una corsa verso l'inferno con “Fat City”, “Blackjack”, “What's eating you”, “Girls in black”, “Cheap Wine”, “Heartbreaker” e infine “Hellfire” (eccolo, l'inferno).

I più fortunati che possiedono l'edizione australiana godranno anche della magnifica “Let's ride”.

Cloni degli AC/DC? Canzoni tutte uguali? Poca varietà? Chi se ne frega (come hanno più volte dichiarato gli stessi Airbourne, fieri di essere paragonati alla storica band di Angus Young). Avete fra le mani un ottimo disco come non se ne vedevano da secoli. E poi gli AC/DC iniziano a perdere smalto, ben venga il passaggio di testimone a questi quattro buzzurri bevitori di birra.

Alzate il volume al massimo: il rock è tornato.


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