venerdì 8 gennaio 2010

Da oggi su queste pagine virtuali leggerete anche recensioni di film a tematica rock/metal! Contenti, vero?

La pellicola che prenderemo in esame per prima è “Metal: A Headbanger's Journey”, un film documentario ad opera del bravissimo regista Sam Dunn che ci accompagnerà passo dopo passo alla scoperta delle radici, delle mode, dello stile di vita e, ovviamente, dei generi della nostra musica preferita: il metal!

Dunn è laureato in antropologia, cosa che renderà il documentario ancora più interessante, presentandoci i vari argomenti da punti di vista decisamente intelligenti. Dopo il successo ottenuto da questa sua prima opera, ha diretto anche “Global Metal”, una specie di seguito interessantissimo che si occupa del rapporto fra il metal e le popolazioni del mondo, e il DVD degli Iron Maiden “Flight 666”.

Dopo averci parlato delle radici storiche del metal e del rock (partendo addirittura da Wagner!), verranno esaminati i vari generi e sotto-generi con tanto di interessantissima mappa concettuale: dal rock classico fino ad arrivare alle soluzioni più moderne, con un occhio di riguardo alla controversa scena black norvegese. C'è persino un capitolo sulle groupie!

Moltissimi sono i musicisti intervistati: il serioso Tony Iommi, l'amabile Ronnie James Dio, il simpaticissimo Bruce Dickinson, il ridicolo Gaahl, gli Slipknot, Dee Schnider e il suo imperdibile racconto (Metal contro P.M.R.C. nel capitolo sulla censura!), i tragicomici Mayhem, i sempliciotti Cannibal Corpse, l'affascinante Doro Pesch, gli Slayer, il grande Alice Cooper, il sempreverde Lemmy, le Girlschool... davvero tantissima bella (e brutta) gente del mestiere!

Altra cosa molto importante: Dunn non è uno di quei sapientoni che credono di avere la verità in mano, ma viaggia in giro per il mondo raccogliendo testimonianze di artisti e di fans (che hanno un capitolo dedicato), evitando di proporvi un'analisi già “digerita” per farvi arrivare da soli alle vostre conclusioni (memorabile la frase con cui chiude il film, attorniato da una folla impazzita al Wacken Open Air festival con in sottofondo il bridge di Master Of Puppets: “Se il metal non vi dà quella straripante botta di energia e non vi fa drizzare i peli del collo, potrebbe non farlo mai. E sapete una cosa? E' OK, perché a giudicare dai 40.000 metallari attorno a me, stiamo benissimo anche senza di te.”). Oltretutto, la regia è ottima, proponendo un viaggio snello, divertente, appassionante da seguire e a tratti anche evocativo: ci sono alcuni scorci della Danimarca da togliere il fiato.

Unico problema: “Metal: A Headbanger's Journey” non è mai arrivato in Italia, quindi è in inglese.

Da qualche parte in giro per la rete dovreste riuscire a trovare dei sottotitoli in italiano: trovateli, non vi potete perdere questo spettacolo!


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