lunedì 9 novembre 2009

A volte ritornano. A volte fanno di nuovo centro. A volte.
Settimo album in studio per i Danger Danger e ritorno alla voce per il frontman storico Ted Poley che sostituisce il (più?) bravo Paul Laine.
Rilasciato esattamente venti anni dopo la release del loro debutto, "Danger Danger", "Revolve" vorrebbe segnare un ritorno alle origini del sound sessuale e trascinante dei bei tempi andati. Purtroppo Ted Poley non è più vocalmente fresco come una volta e, soprattutto, manca l'elemento fondamentale che rendeva il gruppo capace di stracciare la concorrenza, quell'Andy Timmons che magistralmente interpretava e impreziosiva le composizioni del bassissta Bruno Ravel. Guarda caso i tre album migliori della carriera dei Danger Danger sono proprio quelli dove compare Timmons ("Danger Danger" del 1989, "Screw It!" del 1991 e "Cockroach", rilasciato postumo nel 2001 per problemi burocratici). Steve West picchia ancora come ha sempre fatto e Rob Marcello (primo lavoro nei Danger Danger per lui) ci sa fare con la sei corde, pur non essendo al livello del genio che lo ha preceduto.
Intendiamoci bene, i Danger Danger ci sono ancora e sanno ancora comporre ottime canzoni, fresche e orecchiabili, ma lo smalto di un tempo è ormai andato, lo si capisce sin dalla prima traccia, "That's What I'm Talking About", che potrebbe essere tranquillamente un outtake dallo scialbo disco solista "Smile" (2006) di Ted Poley.
Si prosegue con la decisamente più ispirata "Ghost Of Love", forte di un riff credibile e di un ritornello stavolta davvero ispirato.
Segue la strana "Killin' Love", triste ed autunnale col suo pianoforte malinconico, che, diciamocelo, dopo otto anni di attesa, non è proprio quello che si voleva dalla band. Sembra quasi che volessero imitare il feeling di quel capolavoro che era "Sick Little Twisted Mind" dell'album precedente, riuscendoci solo a metà. Danger Danger e tristezza non vanno bene insieme, vogliamo il casino!
"Hearts On The Highway" ci accontenta riportando alla mente proprio la band che ci è rimasta impressa a fuoco! Probabilmente se fosse uscita venti anni fa, ora sarebbe un classico, col suo chorus trascinante e il suo riff ruffianissimo (scusate il gioco di parole)!
"Fugitive" è la prima ballad, semplice e quasi scontata, non convince e non regge il confronto con l'ingombrante passato.
Si accelera di nuovo con "Keep On Keepin' On", solare ma poco ispirata sia a livello di riff principale che di chorus. Smaccatamente easy listening con destinazione TV.
Una semi ballad poco riuscita, ecco cos'è "Rocket To Your Heart". Sembra composta da una qualsiasi delle band di ragazzini emo che ci appestano le orecchie in questo buio periodo musicale. Oddio, vabbè, non esageriamo. Non è emo, ma comunque fa cagare.
"F.U.$", ovvero "Fuck You Money", racconta l'odio dei Danger Danger verso il denaro che tanto ne ha condizionato la carriera. Il testo decisamente condivisibile salva solo in parte un brano affossato dalla banalità. Peccato.
Si torna finalmente alla carica con "Beautiful Regret": partenza scoppiettante e svolgimento in pieno stile primi Danger Danger, peccato che sappia di già sentito a mezzo kilometro.
Finalmente con "Never Give Up" ci lasciamo trascinare dalla prima ballad degna di questo nome. Ancora niente di trascendentale, siamo lontani anni luce da perle come "I Still Think About You" o "Afraid Of Love".
Con "Dirty Mind", uno degli episodi migliori dell'album, si chiude un lavoro controverso in cui i Danger Danger paiono restare onestamente a galla senza sforzarsi troppo. Spero vivamente che questa battuta a vuoto serva da ricaldamento in vista di un nuovo album che ne segni definitivamente il ritorno col botto.
Nel frattempo se volete divertirvi, ravanate nel vecchio catalogo.

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