lunedì 9 novembre 2009

Decimo album in studio per i Queensrÿche, seminale band di Seattle autrice del capolavoro "Operation: Mindcrime", recensito qualche tempo fa su questo blog.
Anche stavolta abbiamo in mano un concept album (ancora?! Baaaasta!) incentrato sull'esperienza dei soldati americani: il cantante Geoff Tate negli ultimi anni ha intervistato veterani che furono coinvolti in conflitti che vanno dalla seconda guerra mondiale al recente Iraq, per poi tradurre in musica queste, spesso toccanti, testimonianze. Così Tate spiega l'origine dell'idea: "La prima cosa in assoluto è stata una conversazione con mio padre. Mio padre è stato nell'esercito e ha tutta questa esperienza accumulata nei luoghi in cui ha prestato servizio: Korea, Vietnam... Abbiamo parlato della sua vita nell'esercito. Susan, mia moglie, una volta mi ha chiesto 'Perché non scrivi una canzone su tuo padre?'. Così, quando abbiamo iniziato a parlare della vita nell'esercito ho iniziato a pensare ai soldati americani, perché non sappiamo molto di loro, del modo in cui si sentono riguardo un sacco di cose...".
Insomma, ogni canzone rappresenta una diversa tstimonianza di un diverso soldato intervistato.
Si parte con un sergente che ci strilla nelle orecchie un "IN PIEDI!" nella canzone d'apertura "Silver", concentrata e a fuoco, trattante il tema dell'arruolamento e dell'addestramento dei soldati.
Una sirena e il rumore degli elicotteri ci introducono a "Unafraid", a tratti indutrial a tratti molto classica, ricca di spezzoni di intervista e volta a spiegare lo stato mentale in cui volge il soldato in guerra per non impazzire.
Lo sguardo concentrato e al contempo vuoto dei soldati che avanzano nel territorio nemico è magistralmente descritto in "Hundred Mile Stare", canzone musicalmente egregia come non se ne sentivano da tempo composte dai Queensrÿche.
Con "At 30,000 FT" ci troviamo su un aereo, in procinto di buttarci col paracadute: nessuna emozione, ogni cosa è fuori dal nostro controllo e sentiamo solo il nostro respiro nella maschera che indossiamo. La sensazione di tensione è trasmessa magistralmente da un tappeto musicale perfetto che sa quando essere d'atmosfera e soffuso e quando essere duro e diretto. Toccante il verso finale "Sono il creatore di questa nuova terra promessa e mi chiedo 'cosa diavolo ho fatto?'. Sono in aria sopra di essa. Ci sto sopra."
"A Dead Man's Words" sono le angoscianti parole di un soldato ferito, dato per morto e lasciato indietro nel deserto. La seconda metà della canzone descrive in modo semplicemente perfetto il recupero di questa persona, facendo capire chiaramente la disperazione e al contempo la voglia di sopravvivere del soldato con un heavy metal pregiato e di alto livello, impreziosito da tinte orientaleggianti che dipingono nella mente l'immagine di un deserto infuocato e impietoso.
"The Killer" è uno dei pezzi meglio riusciti e al contempo uno dei più disturbanti all'ascolto: i temi trattati sono la morte dell'ultimo figlio per la madre disperata e l'istinto di sopravvivenza che stride con l'orrore del soldato che vuole sopravvivere al cecchino che gli spara addosso, con le urla che riecheggiano ("Sparagli!") mentre rimane steso a terra impietrito e immobile.
Altro capolavoro con "Middle Of Hell", che descrive lo spaesamento di un soldato che si ritrova in guerra e nonostante comprenda che molti moriranno, si convince che lui ce la farà, ripetendoselo all'infinito. Assolo ispiratissimo per un mid tempo carezzato dalla carismatica voce di Tate. Eddie Jackson e Scott Rockenfield, rispettivamente basso e batteria, stendono un tappeto ritmico che non avrebbe sfigurato su un grande album come "Promised Land" (1994): la canzone infatti ricorda molto proprio quel capolavoro di title track.
La bellissima "If I Were King" (gran lavoro di chitarra per Michael Wilton!) esprime il senso di colpa per essere sopravvissuto di un soldato che vorrebbe riportare in vita i commilitoni che hanno dato la propria vita anche per salvare la sua. Ancora centro.
La pesantissima "Man Down!" dipinge prima la speranza di un soldato colpito che aspetta i rinforzi. Quando non arrivano però si rende conto di essere solo un numero e inizia a dubitare della cavalleria, che arriva in extremis, salvandolo, ma lasciandolo mentalmente turbato per il resto dei suoi giorni.
"Remember Me" è la struggente lettera d'amore di un soldato che prega la sua donna di aspettarlo, promettendole che non la lascerà mai più e che saranno felici per sempre, il tutto con la solita maestria musicale che caratterizza il sound dei Queensrÿche.
"Home Again" è anch'essa una lettera, ma stavolta 'doppia', dal padre alla figlia e dalla figlia al padre. Ballad spettacolare, originale e struggente in cui Geoff Tate duetta con la sua figlia di dieci anni, Emily.
Questo album praticamente perfetto si chiude con "The Voice", che parla di un soldato che si rende conto di essere ormai a casa, fuori pericolo, ma continua a sentire "la voce" nella sua testa, ad indicare il suo equilibrio mentale distrutto per sempre dall'esperienza traumatica della guerra.
Un album che si eleva dalla semplice definizione di "musica" per toccare le vette della vera e propria "arte", grazie anche al forte messaggio che porta coi suoi testi ispirati e le sue trame musicali che diventano colonne sonore di esperienze di vita vissuta. Probabilmente non troverete il singolone stile "Operation: Mindcrime", ma, dopo uno scivolone quale "Operation: Mindcrime II", avete finalmente fra le mani la vera essenza dei Queensrÿche, gruppo capace di stravolgere i canoni dell'heavy metal, trascendendo la condizione di meri esecutori materiali di un genere che ormai ha detto praticamente tutto quello che valeva la pena dire e non solo ed elevandosi ad artisti a tutto tondo che riescono a trasmettere un messaggio duro e scomodo soprattutto alle nuove generazioni che (prevalentemente nelle zone povere dell'America) vedono l'esercito come una fonte di sostentamento obbligata.
Insomma, citando i Queensrÿche stessi, i ricchi rimangono ricchi e i poveri rimangono poveri.
Band talentuosa? Ormai lo hanno dimostrato. Band scomoda? Decisamente.
Viva i Queensrÿche.
Abbasso il potente.

0 commenti:

Posta un commento