sabato 11 luglio 2009

Alle parole “Rock Opera” di solito si associa in primis “The Wall” dei Pink Floyd, poi "Tommy" degli Who, “2112” dei Rush o, più recentemente, “Scenes From A Memory” dei Dream Theater.
Tuttavia pochi conoscono uno dei concept (cioè un album che racconta una storia attraverso le sue canzoni) più appassionanti e innovativi del panorama hard & heavy.
Sto parlando di “Operation: Mindcrime” dei Queensryche, uscito nel 1988 per la EMI.
I Queensryche nascono a Bellevue (un sobborgo di Seattle, USA) nel 1981, dalle ceneri della band “The Mob”.
La loro carriera discografica inizia nel 1983 con l'EP “Queensryche”, contenente canzoni ormai passate alla leggenda come “Queen of the reich”.
Negli anni successivi è la volta di “The Warning” (1984) e “Rage for order” (1986). Fino a questo punto il sound dei Queensryche risente pesantemente delle mode anni '80, come ad esempio gli 'echi' della batteria, forgiando comunque uno stile abbastanza originale e valido.
Ma la svolta è datata 1988, appunto. Geoff Tate (voce) è in stato di grazia, così come Chris De Garmo (chitarra), Eddie Jackson (basso), Michael Wilton (chitarra) e Scott Rockenfield (batteria): il risultato è un album esplosivo, moderno (se fosse uscito oggi sarebbe ancora alla mano), ma che soprattutto ha qualcosa da dire. Perchè, diciamocelo, la maggior parte delle band che amiamo si stabilizza su stereotipi del genere che variano da 'morte, sangue, distruzione' a 'w la figa e la birra', passando per 'rock and roll bla bla bla rock and roll'. Nulla da criticare, per carità, ognuno fa come vuole, soprattutto se il risultato è valido, ma i Queensryche sono decisamente un gradino più in alto.
“O: M” usa il pretesto della storia di Nikki (nome molto anni '80, omaggio a Nikki Sixx? Chi lo sa...) per gridare al mondo che la società fa schifo (ovviamente si parla di quella americana), non risparmiandosi di dire in cosa fa schifo e perchè: “religione e sesso sono giochi di potere / manipolano la gente per i soldi che paga / vendere la carne, vendere Dio / i numeri sono gli stessi sulle carte di credito / I politici dicono di no alla droga / mentre paghiamo per le guerre in Sud America / Combattendo il fuoco con vuote parole / mentre le banche ingrassano / e i poveri rimangono poveri / e i ricchi diventano più ricchi / e i poliziotti sono corrotti / per guardare dall'altra parte / mentre l'uno per cento governa l'America” (da “Spreading the disease”).
Tutto ciò per mezzo di un superbo heavy metal con venature progressive.
Le canzoni dell'album sono tutte bellissime e costituiscono un tutt'uno collegato dalla storia di Nikki, un tossicodipendente che si trova in un ospedale sotto stretta sicurezza, accusato dell'omicidio di diverse eminenze del panorama politico.
“I remember now”: intro in cui Nikki prende coscienza di cosa è successo, dopo un lungo periodo di incoscienza. L'infermiera gli fa una iniezione e lo lascia per la notte (“Sogni d'oro, bastardo”). Inizia il flashback in cui capiremo come Nikki sia finito in questo mare di guai.
“Anarchy-X”: altro intro strumentale in cui in sottofondo si sente un comizio politico del Dr. X, che arringa la folla sui temi dell'uguaglianza (“Questo paese non è più di tutto il popolo, è solo per alcuni!”).
“Recolution calling”: Nikki si racconta nel primo capolavoro dell'album. E' un drogato che per una dose farebbe di tutto, anche uccidere, se per una buona causa. Conosce il Dr. X, che gli fa il lavaggio del cervello dicendogli che “la rivoluzione chiama”.
“Operation: Mindcrime”: Nikki è ormai diventato il prescelto, “l'angelo della morte”, manipolato via telefono tramite suggestione subliminale. Alla parola “mindcrime” (“crimine mentale”) esegue qualsiasi ordine senza ricordarsi assolutamente nulla.
“Speak”: in questo fantastico pezzo Nikki dà una spiegazione “razionale” del motivo per cui si lascia manipolare. Lo fa per l'uguaglianza, la libertà e il bene comune: vuole cambiare il sistema ed è ben felice di essere il mezzo per realizzare questo sogno.
“Spreading the disease”: in cambio dei suoi servizi, il Dr. X ha disposto che sorella Mary gli fornisca “ciò che gli serve” (cibo, droga e sesso). Mary è scappata a sedici anni da casa, finendo per diventare una prostituta che si vendeva per una dose. Viene “salvata” da padre William, che la fa suora e abusa di lei una volta a settimana “sull'altare, come un sacrificio”.
“The mission”: Nikki obbedisce ciecamente agli ordini che gli vengono impartiti, ma il senso di colpa inizia a sopraffarlo, anche se è convinto che il suo fine sia giusto. L'unica cosa che lo aiuta ad andare avanti è l'amore per Mary, che “lava via i suoi peccati”.
“Suite sister Mary”: Mary è troppo vicina a Nikki e ormai sa troppo, così il Dr. X gli ordina di ucciderla. L'ordine non è impartito in modo subliminale, ma direttamente. Così Nikki si dirige sotto la pioggia verso la chiesa e uccide padre Williams. Cerca di convincere Mary a fuggire con lui per aiutarlo a fermare Dr. X, che li ha usati “come ratti in un esperimento”, ma lei è disillusa crede che ormai sia troppo tardi per cambiare vita. Nikki torna a casa e si buca. Nel frattempo Mary in una visione rivede se stessa mentre viene stuprata da padre Williams, il cui posto viene poi preso da Nikki: pensava che fosse la sua salvezza, ma capisce che gli uomini sono tutti uguali e Nikki non fa eccezione.
“The needle lies”: Nikki è disperato e al contempo infuriato con il Dr. X. Vorrebbe smettere di drogarsi e fuggire via, ha le visioni: vede l'ago che “piange il nome di Mary”.
“Electric requiem”: Nikki torna in chiesa e trova Mary morta nella sua camera.
“Breaking the silence”: reso pazzo dal dolore Nikki corre per le strade urlando il nome di Mary e vedendo il suo volto dappertutto. Ad un certo punto viene arrestato: sono tutti convinti che sia lui l'assassino.
“I don't believe in love” è una delle più belle canzoni della storia del rock. Nikki si sveglia all'improvviso sotto l'occhio vigile di una telecamera di sorveglianza. Ha le manette e una benda sugli occhi, non sa dove si trova di preciso, ma sa che non è stato lui ad uccidere Mary. Non saprà mai se lei lo amava veramente e crolla: “non credo nell'amore / non ci ho mai creduto e mai ci crederò / farò finta che lei non sia mai esistita / devo dimenticare il suo viso, lo vedo ancora / non ne vale la pena per il dolore che senti”.
“Waiting for 22” è un brano strumentale di un minuto che collega “I don't believe...” col pezzo successivo.
“My empty room”: Nikki è in una stanza vuota, solo, che si chiede chi cucinerà per lui, chi sarà suo amante, chi sarà suo amico.
“Eyes of a stranger”: accusato di omicidio plurimo, Nikki è recluso in ospedale per disintossicarsi. Soffre di pesanti crisi di astinenza e non si riconosce più nell'immagine riflessa nello specchio. “Ora ricordo”: Nikki capisce tutto e il CD si chiude come è iniziato.
“E QUINDI?! FINISCE COSI'?!”.
Ragazzi, magari finisse così, avrebbe avuto un significato molto più profondo.
Nel 2006 è uscito “Operation: Mindcrime II”, la vendetta.
Negli anni intercorsi i Queensryche hanno cambiato drasticamente sound, prima con album ottimi come “Promised Land” (1992) o “Empire” (1990), per poi assestarsi su un livello di mediocrità, dovuta anche all'abbandono di De Garmo.
“O:M II” è un disco scialbo (salvo due, tre pezzi), noioso e manco lontanamente accostabile al suo illustre prequel. Come evolve la storia? Nikki esce di prigione dopo vent'anni, ritrova il Dr. X, che nel frattempo è diventato un influente uomo politico grazie al lavoro sporco svolto da Nikki, che aveva eliminato la concorrenza, lo insegue (nel pezzo più bello dell'album “The Chase”, in cui Dr. X è interpretato niente di meno che da Ronnie James Dio!), lo cattura, lo uccide. E fin qui siamo alla traccia dieci. Dalla undici alla conclusiva diciassette Nikki si ammazza di pippe mentali francamente difficilmente comprensibili dalla sola lettura dei testi: più o meno si chiede se ciò che ha fatto sia giusto e ripensa a Mary, temendo di averla delusa.
Ci avete provato, Queensryche, ma siete rimasti vittime del vostro stesso mito. Un mito grandioso, splendido e immortale, racchiuso in un semplice album di un'ora.
“O: M” è stato riproposto in chiave live nel fantastico “Operation: Livecrime” prima e nel meno riuscito (a causa della voce di Tate, che purtroppo col tempo non riesce a riproporre i vecchi vocalizzi) “Mindcrime at the moore”, che mette in scena musicalmente e teatralmente sia il primo che il secondo concept.
Avrete notato che non ho parlato quasi per niente della musica, vi spiego perchè con un appunto personale: “Suite sister mary” è l'unica canzone che mi mette letteralmente la pelle d'oca tutte le volte che l'ascolto, mentre il resto dell'album è esaltante come non mai, e penso che questo valga un milione di volte qualsiasi giudizio.

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