sabato 4 luglio 2009

OOOOH, finalmente un album dei Mötley Crüe con la line-up classica dei Mötley Crüe!
Era dallo scialbo "Generation Swine" (2000) che Vince, Nikki, Tommy e Mick non suonavano tutti assieme su uno studio album!
Inoltre dopo anni (sembrano secoli...) di attesa un album dei Mötley degno di questo nome, anche se ovviamente non abbiamo fra le mani "Dr. Feelgood II".
Inizialmente l'album doveva chiamarsi "The Dirt", come la loro omonima, folgorante autobiografia. Pur avendo cambiato il titolo, le canzoni sono ispirate al libro, come dichiarato da Nikki Sixx: "Ogni canzone è come una mini-storia, che puoi "attaccare" al libro".
Dopo l'intro "L.A.M.F." si parte con "Face down in the dirt" che con il suo intro 'It's a dirty job, but someone's gotta do it' segna il ritorno in pompa magna dei cattivi ragazzi per eccellenza del rock.
"What's it gonna take" smorza leggermente i ritmi rivelandosi un pezzo che non avrebbe sfigurato su "Dr. Feelgood".
Con "Down at the Whisky" si continua a scapocciare col pensiero vagante per le strade di Hollywood degli anni '80.
"Saints of Los Angeles" si rivela un'ottima canzone, anche se richiede più di un ascolto per essere goduta appieno.
Ragazzi, che cos'è "Motherfucker of the year"! Canzoni così ormai non se le aspettava più nessuno da questi quattro sbandati!
"The animal in me" fa storcere il naso in più di un'occasione... incerta.
Tommy parte a razzo su "Welcome to the machine", decisamente il pezzo più veloce dell'album. Forse una prestazione vocale un po' più tirata da parte di Vince avrebbe reso questo pezzo un classico.
"Just another psycho" si lascia ascoltare con piacere, ma è riuscita solo a metà.
"Chicks=Trouble". E se lo dicono loro potete crederci! Altro pezzo in cui Vince poteva dare molto di più.
Secondo capolavoro: "This ain't a love song". Semplicemente fantastica, anche se si sente il tocco compositivo di Tommy Lee con quei cazzo di campionamenti elettronici e suoni da musica techno. Per fortuna non hanno esagerato!
"White thrash circus" ri corda molto gli Hardcore Superstar di "Dreaming In A Casket", purtroppo non arrivando affatto a quei livelli. Godibile, ma nulla più.
Si chiude in bellezza con "Goin' out swinging", canzone molto old-style. Peccato per le parti vocali delle strofe, abbastanza spente, perchè il ritornello è qualcosa di grandioso!
Nonostante l'acronimo del titolo (S.O.L.A.) alzate le braccia al cielo e ringraziate, perchè avreste potuto avere l'ennesimo album di merda made in Mötley Crüe (ovviamente periodo post-feelgood), invece avete un disco tutto sommato fresco e piacevole, anche se i fasti di un tempo sono irraggiungibili: si sa, quando hai tutto dalla vita e hai raggiunto una certa età, l'ispirazione tende a calare.

0 commenti:

Posta un commento